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giovedì 17 settembre 2015

Olio di palma: un rischio per la salute e per l' ecosistema

Chi nel fare i propri acquisti ha l' abitudine di leggere le etichette dei prodotti alimentari, si sarà imbattuto nella dicitura “olio di palma” o “olio vegetale”, se non seguito da altre specificazioni, potrebbe essere proprio questo tipo di olio di provenienza esotica, che negli ultimi anni ha suscitato molte reazioni da parte dei consumatori e non solo, sia dal punto di vista salutistico che ambientale.


Sia per la sua versatilità che per il basso costo, il suo utilizzo è molto diffuso e viene impiegato per produrre diversi prodotti nell' industria alimentare ma anche in quella della cosmesi.
La sua presenza è costante nei prodotti confezionati ma si può trovare anche nei cibi biologici di utilizzo quotidiano sia dolci che salati come biscotti, fette biscottate, crackers, grissini ecc,
Bisogna sempre essere molto attenti alle liste degli ingredienti, di qualsiasi prodotto si parli, non bisogna mai dare nulla per scontato soprattutto quando si parla di cibo considerando che diventa parte del nostro organismo.

Quello che ci dovrebbe far evitare di consumare prodotti contenenti olio di palma al fine di proteggere la nostra salute riguarda il suo elevato contenuto di grassi saturi, che può raggiungere anche il 50% nel caso dell'olio di palma derivato dai frutti e l'80% nell'olio di palmisto, derivato dai semi. Si tratta di oli spesso utilizzati a livello industriale per la frittura ed a livello cosmetico per la preparazione di creme, saponi e prodotti detergenti destinati alla cura della persona.

Il suo elevato contenuto di grassi saturi lo rende semi-solido a temperatura ambiente. Ciò avviene sia nel caso dell'olio di palma che dell'olio di palmisto, che viene impiegato soprattutto in pasticceria per la realizzazione di creme e farciture dolci, per le canditure e per la preparazione delle glasse. Il suo elevato contenuto di grassi saturi non è purtroppo controbilanciato da un'adeguata presenza di acidi grassi polinsaturi benefici, ritenuti in grado di tenere sotto controllo i livelli del colesterolo LDL.

L' olio di palma viene impiegato in oltre per la produzione di biodiesel anche se però questo tipo di carburante è stato classificato dalla U.S. Environmental Protection Agency come non ecologico, in quanto è causa di emissioni di anidride carbonica superiori ai limiti consentiti per essere considerato “pulito” e per via degli ingenti costi ambientali legati alla produzione.

Ma i problemi maggiori per cui diverse associazioni come Greenpeace e Friends of the Earth si sono mobilitate sono legati alla diffusione della massiccia coltivazione di palme da olio.
I danni per l' ecosistema sono gravissimi in quando questo tipo di coltivazione sta sottraendo terreno a foreste dal valore inestimabile comprese anche antiche foreste pluviali.
La preparazione dei terreni per la coltivazione di palme da olio richiederebbe degli interventi drastici, compresi incendi in grado di distruggere centinaia di ettari l' anno con evidenti ripercussioni sulla flora e la fauna che si trovano deprivate del loro habitat.
La deforestazione interessa zone del mondo come la Costa d'Avorio, l' Uganda e l' Indonesia e non solo, le cui foreste incontaminate si stanno pian piano assottigliando a causa della domanda crescente (creata dalle industrie) di un olio di cui potremmo fare benissimo a meno a favore di prodotti più salutari e di migliore qualità.

Naturalmente tutto questo soltanto per una questione economica (strano eh) ovvero il basso costo di questo prodotto che fa guadagnare tanti miliardi alle tante industrie (anche italiane) che fanno largo uso di questo prodotto.
Questo problema va ad aggiungersi ai numerosi problemi di deforestazione che il nostro pianeta sta affrontando e che di questo passo potrebbe portare ad uno sconvolgimento della biodiversità con risultati che stiamo già cominciando a notare vedi alluvioni, cambiamenti climatici, specie a rischio ecc.

Grazie a questa campagna di “ Stop all' olio di palma nel nostro cibo!” molto diffusa negli ultimi anni soprattutto sul web si è creato un effetto molto efficace verso le multinazionali che hanno visto dei segnali negativi sull' acquisto dei loro prodotti, tant'è che molti industriali e non solo, si stanno affannando a smentire questo genere di notizie e a creare delle vere proprie contro campagne al fine di recuperare vendite.

Questo ci dovrebbe far riflettere sul potere che anche solo in quanto consumatori noi abbiamo sull' economia e sulle ripercussioni che questo può avere su una politica globale fatta dal basso come si proponeva qualche tempo fa.
Questo ci dovrebbe far capire che il boicottaggio dei prodotti o più semplicemente l' attenzione per ciò che consumiamo è tutt' altro che sepolto, e che in un' era quasi completamente digitale fare gruppo, creare delle community e creare una massa critica è un potere che è anche nelle nostre mani e può essere molto più dirompente di quello che pensiamo.

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